Perché è importante recuperare il significato delle parole che usiamo?

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Perché è importante recuperare il significato delle parole che usiamo?

San Domenico che medita la Sacra Scrittura (Beato Angelico).

Premessa

            Già nel IV sec. a. C., Platone nel dialogo Teeteto rifletteva, in contrapposizione ai Sofisti, sul rapporto tra il vero ed il falso e quindi sulla necessità per l’uomo di riconoscere la recta ratio, ossia la relazione tra la parola e la cosa e quindi il significato proprio e vero delle parole.

            Anche meditando Gen 11, 1-9 (la confusione delle lingue a Babele), mi sono convinto che sia necessario ripensare la confusione di idee e di contenuti che sembrano connotare i nostri giorni, ed ho creduto opportuno proporre e condividere di seguito alcuni meri esempi come spunti di riflessione al riguardo, al fine di recuperare l’importanza dell’usare in modo proprio le parole, rispettando così il loro significato e quindi la verità delle cose. Scriveva acutamente G. K. Chesterton: “Questa è la gigantesca eresia moderna: modificare l’anima umana per adattarla alle condizioni, invece di modificare le condizioni per adattarle all’anima umana” (Cosa c’è di sbagliato nel mondo). Tutto questo in nome di una fraintesa libertà che da pellegrini su questa terra, che sanno dove stanno andando, ci fa veri e propri vagabondi che non sanno dove vanno. Infatti, si confonde la libertà con la garanzia di poter fare sempre quello che si desidera e per giunta con la pretesa che questo venga riconosciuto come vero e proprio diritto, non accorgendosi che non sempre ciò che è possibile all’uomo è per il suo bene, e che così facendo si finisce per essere, alla fine, dei poveri schiavi (cf 1 Cor 10, 23; 2 Pt 2, 19). Ci si inebria di una riduttiva libertà (come mero arbitrio) fino a perdere la coscienza di chi siamo! Rifiutando il suo essere creatura, l’uomo si condanna alla confusione, alla incomunicabilità ed a vivere in un perenne conflitto con se stesso e con i suoi simili. Se non accettiamo che abbiamo una natura dono di Dio con la sua oggettività, siamo condannati ad essere nient’altro che dei poveri vagabondi.

Ascoltando i consigli di alcuni ho deciso di non pubblicare il tutto in un unico testo, inevitabilmente troppo lungo da leggere, in modo particolare su un telefonino, ma in diverse pubblicazioni giornaliere, che seguiranno la presente. Quindi non invierò più il link, ma chi vorrà, da domani e per i prossimi nove giorni, potrà leggere le varie riflessioni, se lo desidera, accedendo liberamente a questo sito. Quindi nient’altro che un invito a riflettere con la propria testa, ma confrontandosi con la realtà e cercando la verità, evitando di rimanere prigionieri di un cieco soggettivismo che inesorabilmente, nutrendo uno sterile egocentrismo, ci fa ritrovare in una letale solitudine. Infatti, ci ammonisce san Tommaso: “La verità è forte in se stessa, e non può essere vinta da nessuna obiezione” (Summa contra Gentiles, 4, 10). Quindi, la verità non va mai imposta, semplicemente perché s’impone per se stessa! Purtroppo, però, spesso e volentieri l’uomo di oggi si difende dalla verità e non si rende conto che è la verità che lo difende, non s’interessa ad essa e preferisce sostenere la convinzione o l’interesse del proprio gruppo (spesso sentito come ‘branco’).

Le seguenti riflessioni sono proposte come una sorta di preparazione alla Festa di san Domenico di Guzman (8 agosto), l’uomo ed il santo della carità della verità e della verità della carità, che mai lasciò nella predicazione della Verità che è Cristo, l’abbraccio della carità (cf Ef 4, 15). Convinto che l’uomo non è contro Dio, ma spesso contro una falsa idea di Dio, docile allo Spirito Santo, fondò l’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani), affinché con la testimonianza della loro vita e la profondità di uno studio sapienziale e non nozionistico, annunziassero ai fratelli quella Buona Novella alla luce della quale potessero cogliere il progetto d’amore di Dio e quindi il senso della loro vita. Una predicazione (“… opportune et importune …” [2 Tim 4, 2]), nell’intenzione di san Domenico, sempre intesa come proposta e mai come imposizione, e questo nella fedeltà a Cristo che mai ha costretto qualcuno: “Se vuoi …” (Mt 19, 21).

  Allora fruttuosa riflessione e soprattutto buona festa di san Domenico!

            Le riflessioni sono le seguenti, anche se verranno pubblicate con un ordine diverso: 1) Bene-Male; 2) Rispetto-Tolleranza; 3) Progresso-Sviluppo; 4 Necessario-Urgente; 5) Obbligo-Costrizione; 6) Liceità- Legalità; 7) Conservatore-Progressista; 8) Infermo- Morto; 9) Amore – Sesso.

Santuario di Santa Maria del Sasso – Bibbiena (AR), 28 luglio 2019

P. Bruno, O. P.


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